Morti sul lavoro: il caso di Pavia

Oggi un'altra notizia che nessuno di noi vorrebbe sentire, né leggere. Quattro le vite spezzate sul posto di lavoro in quel di Pavia, 2 titolari e 2 operai.
La notizia:
L'incidente è avvenuto in un'azienda agricola, dove quattro operai son caduti in una vasca di decantazione di liquami.
Morti per annegamento, per loro non c'è stato nulla da fare. Due corpi sono stati subito prelevati. Per gli altri due c'è stata la necessità di svuotare la vasca. Tra le vittime troviamo i fratelli Prem e Tarfem Singh, rispettivamente di 48 e 45 anni, titolari dell'azienda, e i due dipendenti Harminder e Manjinder Singh, di 29 e 28 anni. Al momento si indaga per omicidio colposo plurimo.

Secondo una prima ricostruzione: (in attesa di conferma) dopo la caduta del primo operaio nella vasca, di profondità non indifferente, gli altri lo avrebbero seguito nella volontà di prestargli soccorso. Una decisione che è stata fatale per tutti.

Paolo Capone, segretario generale dell'UGL, denuncia: "Basta restare a guardare, […] ennesimo agghiacciante incidente mortale sul luogo di lavoro che ha coinvolto quattro operai in Lombardia. Ora più che mai serve un'azione forte da parte del governo, è quindi necessario un intervento tempestivo per porre fine a queste stragi silenziose. Non possiamo restare a guardare".

Prendendo in considerazione solo i primi sei mesi del 2019 sono state 482 le morti bianche. Il peggior dato dal 2016. necessità di maggiori controlli. formazione e diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto in quelli più a rischio.

Anche il neo-ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, ha assicurato il massimo impegno da parte del Governo, nel contrasto alle morti sul lavoro. Già nella prossima settimana è prevista l'apertura di un tavolo con Inail e Inl, per avviare un piano straordinario di prevenzione e sicurezza. Sottolineando come sia necessario il rispetto e l'osservanza delle norme sulla prevenzioni degli infortuni.

Dal punto di vista della sicurezza sul lavoro analizziamo cosa sia un'impresa familiare e quali sono gli obblighi dell'imprenditore.

come stabilito dall'art 230 bis del codice civile, le imprese familiari sono "le imprese in cui collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado, gli affini entro il secondo".

Per quanto concerne la normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro per questa tipologia di imprese, bisogna andare all'art 21 del Testo Unico, il quale definisce che:

1. I componenti dell’impresa familiare di cui all’articolo 230-bis del Codice civile, i lavoratori autonomi che compiono opere o servizi ai sensi dell’articolo 2222 del Codice civile, i coltivatori diretti del fondo, i soci delle società semplici operanti nel settore agricolo, gli artigiani e i piccoli commercianti devono: a) utilizzare attrezzature di lavoro in conformità alle disposizioni di cui al Titolo III; b) munirsi di dispositivi di protezione individuale ed utilizzarli conformemente alle disposizioni di cui al Titolo III; c) munirsi di apposita tessera di riconoscimento corredata di fotografia, contenente le proprie generalità, qualora effettuino la loro prestazione in un luogo di lavoro nel quale si svolgano attività in regime di appalto o subappalto.30
 2. I soggetti di cui al comma 1, relativamente ai rischi propri delle attività svolte e con oneri a proprio carico hanno facoltà di: a) beneficiare della sorveglianza sanitaria secondo le previsioni di cui all’articolo 41, fermi restando gli obblighi previsti da norme speciali; b) partecipare a corsi di formazione specifici in materia di salute e sicurezza sul lavoro, incentrati sui rischi propri delle attività svolte, secondo le previsioni di cui all’articolo 37, fermi restando gli obblighi previsti da norme speciali.
-La domanda che può sorgere spontanea è: i famigliari sono obbligati alla formazione prevista nel T.U.?
Come evidenziato dal comma 2c dell’art 21, il titolare dell’impresa può avvalersi della facoltà di adempiere alla formazione prevista dall’art 37, ma non è sottoposto all’obbligo.
Occorre tuttavia precisare che per quanto riguarda il solo settore degli ambienti confinati e sospetti di inquinamento anche le imprese familiari, compreso il titolare qualora partecipi personalmente all’esecuzione dei lavori, non godono più della sola facoltà, ma dell’obbligo, di seguire corsi di formazione e di sottoporsi a sorveglianza sanitaria, come stabilito dall’art. 2, c1 del D.P.R. n. 177/2011, che ha definito una «integrale e vincolante applicazione anche del comma 2 dell’art. 21 del D.Lgs. n. 81/2008».

Alla luce dei fatti ci si rende conto che c'è bisogno di una maggiore presa di coscienza di quelli che sono i rischi a cui i dipendenti tutti possono andare incontro. Siamo nel 2019 e ancora ci si sente dire "ma io ho sempre fatto così", "ma ti pare che succede proprio a me", "che noia devo fare il corso, solo una perdita di tempo". noi RSPP e Formatori abbiamo una grande responsabilità, o se vogliamo, una missione… Smuovere gli animi dei più radicati e scardinare una mentalità che ancora porta ad avvenimenti gravi. Che devono farci riflettere. Informare, formare e addestrare i dipendenti ci da la possibilità di lavorare in meglio ed evitare l'evitabile. Purtroppo, quando avviene la disgrazia siamo più vulnerabili e magari una maggiore consapevolezza sarebbe un primo passo. Il periodo di crisi che stiamo vivendo, porta molte imprese a risparmiare, e uno dei settori che ne risente di più è proprio il nostro. Ma sappiate che non c'è cosa peggiore che cercare di risparmiare sulla pelle delle persone. Rendiamo il lavoro un luogo sicuro, rispettiamo i dipendenti e avremo un livello di vita lavorativa qualitativamente migliore, questo non potrà che portare profitti. 

Mi stringo al dolore della Famiglia, con la speranza che tutti noi possiamo finalmente lavorare in un ambiente sano e sicuro. Dove ogni operaio possa tornare a casa la sera e abbracciare le proprie famiglie.








Commenti

Post più popolari